Consumi e crescita del Pil aiutano lo sprint di Milano

II numero uno di Mediobanca SGR dice che Piazza Affari presenta ancora margini di recupero, grazie anche al ritrovato interesse dei fondi esteri

«La corsa di Piazza Affari non è destinata a terminare. Ci sono le condizioni per un ulteriore rialzo a due cifre percentuali nei prossimi 12 mesi». Emilio Franco, amministratore delegato di Mediobanca SGR, vede rosa per il futuro del listino milanese, nonostante la corsa degli ultimi mesi e i nuvoloni all'orizzonte, tra tensioni geopolitiche, ritorno dell'inflazione e prospettive di normalizzazione dei tassi. Dai minimi di marzo 2020 il Ftse Mib ha guadagnato oltre il 40% nonostante la recessione più dura dal Dopoguerra, terminata solo nel secondo trimestre di quest'anno. C'è ancora spazio per correre? «Direi di sì. Grazie alle buone prospettive sia cicliche che strutturali, ci sono le condizioni per un ulteriore sprint delle quotazioni, non inferiore al 10% da qui ai prossimi dodici mesi». Da inizio anno il Ftse Mib è cresciuto poco meno dell'Eurostoxx 600, che comprende i principali titoli dell'Eurozona e dell'S&P 500 statunitense. Significa che il mercato scommette sulla ripresa in arrivo, ignorando i limiti strutturali di crescita della nostra economica? «Se guardiamo più indietro, il principale indice di Piazza Affari vale poco più della metà rispetto a marzo 2000, mentre da allora il Dax tedesco è raddoppiato e l'S&P 500 è triplicato. Questo per dire che Milano ha ampio spazio di recupero». Piazza Affari ha pagato il peso preponderante dei titoli finanziari, travolti dalla crisi del 2008-09. «Questo è vero, ma sono proprio i titoli finanziari quelli che a nostro avviso hanno il maggiore spazio di ripresa nei prossimi mesi. In particolare le banche sono molto sensibili al ciclo economico e strettamente legate all'andamento degli impieghi alle imprese e alle famiglie. Quindi, pur in presenza di tassi d'interesse destinati a restare ai minimi storici in Europa, hanno ampi margini di miglioramento a livello di bilancio». Vi aspettate una spinta anche dalla nuova stagione del risiko bancario? «Le aggregazioni si fanno per generare efficienza, ridurre i costi e aumentare la produttività, quindi possono spingere le quotazioni così come la riattivazione della distribuzione dei dividendi. Il contributo principale arriverà dallo scenario macro. Siamo all'inizio di un ciclo molto positivo (l'Ufficio parlamentare di bilancio martedì ha stimato per quest'anno una crescita del Pil nell'ordine del 5,8%, ndr), che rende Piazza Affari una delle Borse più interessanti per i prossimi mesi. Per questa ragione guardiamo con grande interesse anche ai titoli energetici, un settore molto legato alla congiuntura». Se guardiamo ai multipli di Milano, siamo a 13 volte gli utili attesi nel 2022, a sconto rispetto alle altre Borse europee. Cosa dovrebbe portare a una rivalutazione? «L'accelerazione della crescita degli utili e la riduzione del rischio Paese. Nel 2020 i consumi delle famiglie italiane sono calati più che in altre parti d'Europa e ora stanno riprendendo quota. Lo stesso vale per gli investimenti delle imprese e tutto ciò si riflette sugli ultimi indicatori relativi a ordinativi e indici di fiducia. Non dimentichiamo, poi, che l'Italia sarà il principale beneficiario del piano di rilancio europeo». L'arrivo dei fondi comunitari è legato alla capacità riformatrice. Come la vede su questo fronte? «La rapidità con cui procede la riforma della giustizia fa ben sperare. Quando incontro gli investitori internazionali, l'unica preoccupazione è legata alla durata del governo Draghi. Una volta rassicurati sul fatto che il percorso riformatore, una volta avviato, non lascerà grandi spazi di ripensamento a chi verrà dopo, si mostrano molto interessati al nostro Paese. Se le cose andranno secondo le previsioni, il Pnrr consentirà di superare i ritardi dal punto di vista delle infrastrutture - digitalizzazione in primis - e dell'efficienza della pubblica amministrazione, i principali freni alla nostra crescita strutturale. Possiamo diventare un Paese in cui è più facile fare business e questo è una calamita per gli investimenti domestici e internazionali». Se le cose andranno davvero cosi, possono riprendere quota le Ipo, dopo mesi di quotazioni rinviate e in parallelo la corsa al delisting? «Le basse quotazioni di molte società italiane hanno favorito i delisting. Nel momento in cui si riattiva l'economia, tornano a crescere i valori, c'è voglia di investire e quindi inevitabilmente si assiste a un ritorno di interesse per il mercato dei capitali».

Articolo di Luigi Dell'Olio, La Repubblica Affari e Finanza, 9 agosto 2021