Al sicuro dal lockdown

La quarta ondata di contagi Covid non ha ancora scosso i mercati, ma per i gestori è prudente tutelarsi con la diversificazione. Il rendimento si cerca nelle borse, ma con una selezione di titoli ad hoc. Forse è solo una questione di stagionalità invernale. O forse più probabilmente, il virus era stato dato per sconfitto troppo presto, ripetendo un errore già commesso lo scorso anno. Quel che è certo è che il Covid è tornato a far parlare di sé e questa volta lo ha fatto partendo dal nord Europa. Un numero su tutti: 65 mila, i contagi registrati in Germania giovedì 18 novembre. Un record da inizio pandemia per il Paese. Ma la cosiddetta quarta ondata sta interessando anche altre nazioni: dalla Svezia all'Olanda, dal Belgio al Regno Unito, dove la mascherina era diventata poco più di un capo ornamentale. La decisione piu drastica l'ha presa però l'Austria, che con una mossa che potrebbe fare scuola ha deciso di arginare i contagi rendendo obbligatoria la vaccinazione anti-Covid a partire da febbraio 2022. E in Italia, in assoluto tra i Paesi più virtuosi a livello di pratiche adottate contro la pandemia, nonostante la situazione sia ancora sotto controllo si sta cercando in ogni modo di scongiurare anche il più vago sentore di un nuovo lockdown generalizzato, con misure ad hoc che potrebbero colpire solo la popolazione non vaccinata. II virus è tornato a far paura alla società e all'economia, ma i mercati azionari, che nel marzo 2020 avevano reagito alle prime chiusure economiche con uno dei tracolli più marcati della storia, stavolta hanno pressoché ignorato il problema, continuando a macinare record su record. Nell'ultimo mese, ad esempio, il Dax di Francoforte è cresciuto di oltre il 5% (dati alla chiusura di mercoledì 17 novembre), aggiornando il massimo storico. E questo mentre l'Istituto federale Robert Koch per il controllo delle malattie infettive paventava «un Natale terribile» per il Paese a livello di ospedalizzazioni, contagi e morti. Stesso discorso per gli altri indici: +6% il Nasdaqq, +7% il Cac, poco meno del +6% il Ftse Mib. Solo durante la seduta di venerdì 19, complice l'annuncio del lockdown austriaco, si è assistito a un movimento al ribasso, che rimane comunque nell'ambito di un generale scenario rialzista. «I mercati», commenta Emilio Franco, amministratore delegato di Mediobanca SGR, «guardano oltre i contenuti rischi di breve periodo dell'infezione». Anche perché «l'evidenza è inequivocabile: vaccini e terapie funzionano». L'accelerazione dell'economia vista nel corso del 2021 e rallentata leggermente nell'ultimo periodo da fattori che esulano dalla pandemia, come paralisi delle catene di fornitura e soprattutto inflazione, dovrebbe essere confermata anche nella prima parte del 2022 «a fronte di un forte ciclo di investimenti privati e pubblici in un contesto di condizioni finanziarie molto accomodanti e risparmi precauzionali in eccesso, che imprese e famiglie iniziano a decumulare», aggiunge il manager. Salvare il Natale, espressione coniata dalla stampa statunitense per segnalare le difficoltà economiche legate ai blocchi delle catene di fornitura e alla spirale inflazionistica delle matene prime, assume ora, soprattutto nel vecchio continente, un'ulteriore connotazione: quella di proteggersi dalla recrudescenza pandemica. Difesa che parte dal versante sanitario, aumentando le vaccinazioni, avviando la somministrazione di terze dosi e non sottovalutando le regole di mascherine e distanziamento sociale, ma che arriva giocoforza a riguardare anche i propri investimenti. Come trascorrere festività tranquille tutelando il proprio portafoglio? Per Emilio Franco in uno scenario in cui il rendimento va ricercato nel mondo azionario «la migliore strategia difensiva consiste nel sovrapesare le geografie, i settori e le società più a buon mercato», in particolare quelle «value e cicliche, che offrono premi per il rischio attraenti». Posto che il ciclo di mercato dovrebbe rimanere positivo anche grazie all'ottima stagione delle trimestrali, che hanno battuto le aspettative sia in Europa sia negli Usa «un'asset allocation composta da un'esposizione azionaria al 60% e obbligazionaria al 40% dovrebbe essere la scelta corretta nell'attuale fase», argomenta Massimiliano Marna, senior fixed income product specialist di Allianz Global Investors. Quanto all'equity, il money manager sta privilegiando «le soluzioni tematiche, come intelligenza artificiale o investimenti sostenibili, oltre ai settori più legati all'andamento dell'economia: finanziario e commodity». Lato reddito fisso invece il posizionamento del gestore prevede «bassa esposizione in termini di duration» e una postura positiva ma diversificata «sui settori a spread, vale a dire le obbligazioni societarie, ma anche il Btp italiano nella componente governativa». A concorrere alla crescita degli indici interviene poi un'ulteriore fattore: «L'abbondante liquidità», aggiunge Francesco Sandrini, head of multi-asset balanced, income and real return di Amundi. Il virus non dovrebbe aggiungere particolari fattori di rischio, «a patto che non compaiano nuove mutazioni». In portafoglio il consiglio è di «non modificare un'allocazione bilanciata, se ben costruita con un po' di partecipazione nell'azionario, per incrementare le possibilità di rendimento». Quanto al tipo di gestione Sandrini esprime nell'attuale contesto una preferenza per quella «attiva, in grado di selezionare titoli delle aziende con maggiore potere di prezzo, ovvero capaci di trasferire sui ricavi l'aumento dei costi legati a materie prime e componenti». La nuova ondata virale potrebbe costituire comunque una variabile di incertezza macroeconomica, ma non tale da «modificare la struttura delle scelte di asset allocation, pur inducendo a mitigarne tatticamente l'intensità», evidenzia Silvana Vergara del team investment strategy di Fideuram Asset Management sgr. Nel dettaglio, questo significa «ridurre nel breve il sovrappeso azionario e il sottopeso obbligazionario», ridimensionando inoltre «la sottoesposizione alla curva Usa, anche se ci dovrebbe essere ancora un po' di spazio al rialzo e tassi». La money manager ha introdotto infine «una preferenza per il debito emergente in valuta forte, che presenta valutazioni relative interessanti rispetto ad altri segmenti del credito». Il pericolo di nuovi lockdown non sembra dunque fare paura di per sé, come successo nel 2020, anche se può rappresentare «una preoccupazione per l'effetto congiunto di restrizioni e diminuzione della fiducia dei consumatori a causa del forte aumento dei prezzi per ora non compensato da quello dei livelli salariali», avvisa Pierluigi Ansuinelli, portfolio manager di Franklin Templeton Investment Solutions. In assenza di una crescita degli stipendi «la pressione sui prezzi dovrebbe scendere nel prossimo anno, e tale elemento insieme a una crescita in rallentamento può validare il proseguimento del supporto monetario e fiscale». Per il gestore è opportuno investire guardando oltre le contingenze attuali. «La parte azionaria», spiega, «dovrebbe essere ribilanciata in favore di temi più ciclici e legati alla qualità dei bilanci, con preferenza per gli Usa e poi Europa e Giappone». Sul fronte obbligazionario invece vengono visti ancora con favore «i titoli corporate e quelli dei mercati emergenti, sebbene l'attenzione alla selezione sia sempre crescente». L'aumento dei casi Covid e delle restrizioni potrebbe infine costituire un ulteriore acceleratore per problemi già in corso, come le difficoltà di produzione e approvvigionamento. «Tassi reali negativi, poche alternative sulla componente bond e utili in tenuta continuano però a supportare l'azionario», segnala Paolo Mauri Brusa, portfolio manager di Gam (Italia) Sgr, «anche se a questi livelli di valutazione è plausibile mettere in conto possibili fasi correttive». A trarre vantaggio dal contesto dovrebbero essere «i settori correlati positivamente all'inflazione e le società con potere di determinazione del prezzo e i cui conti non siano dipendenti dal costo del lavoro in crescita, come quelle del settore del lusso». Il gestore raccomanda tuttavia di proteggersi con «un'asset allocation diversificata e flessibile, che permetta di tagliare il peso azionario e incrementare la liquidità in caso di peggioramento del quadro pandemico».

Articolo di Marco Capponi, Milano Finanza, 20 novembre 2021