Spazio ai titoli della transizione verde e di quella digitale
Piazza Affari vale 14 volte gli utili e ha scontato soltanto in parte l'impatto delle riforme settori e titoli
A Piazza Affari si festeggia l'inizio di una bella stagione, ma non tutti gli invitati sono già arrivati. Secondo gli osservatori, c'è spazio per nuovi avventori. Il rischio di stare al posto sbagliato e non godere del momento è più basso che in simili occasioni passate, perché l'ambiente è accogliente. Fuor di metafora, le riforme del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrebbero dare una spinta alla Borsa milanese e riportare i capitali stranieri su tutti i titoli, non solo i più capitalizzati. L'aumento del Pil porterà un incremento trasversale degli utili. «Ci sono però settori più esposti - precisa Alberto Villa, responsabile della ricerca di Intermonte -. Secondo le linee del Recovery Plani più interessati saranno quelli della transizione ecologica, come le utilities e le infrastrutture o le società di energie rinnovabili. Poi ci sono i titoli legati alla digitalizzazione e le aziende di telecomunicazioni avvantaggiate dalla trasmissione dei dati, dall'offerta della banda larga o dalla gestione delle torri. In uno scenario più generale di crescita, invece, il campo si allarga agli industriali o alle banche». La vera forza del Pnrr è di coinvolgere tutte le imprese, anche le medio-piccole. «Sono le small cap le principali beneficiarie - spiega Antonio Amendola, gestore azionario Italia di AcomeA Sgr -; il Pnrr finanzia infrastrutture e transizione energetica e, dunque, la manifattura, il cuore della nostra economia. Però gli effetti si spalmano su tutto il mercato. Tra le grandi società si può citare Leonardo (leader nella cybersecurity e partecipata dallo Stato, dunque candidato coordinatore dei progetti). Oppure WeBuild, l'ex Salini, partecipata da Cdp e polo delle costruzioni. O Tim nelle Tic per la digltalizzazione. Tra le mid e small cap, invece, c'è Biesse, multinazionale di macchine e sistemi per la lavorazione del legno, che vanta un'elevata componente tecnologica dei suoi prodotti; Fos, specializzata nella consulenza per la digitalizzazione e nella progettazione di prototipi (ha fornito un pezzo innovativo per il Ponte di Genova). O ancora Vantea Smart (Cybersecurity e software per gestione aziendale) e Tesmec, che fornisce soluzioni tecnologiche alle utilities e a operatori nelle ferrovie». La trasformazione del sistema Italia, dunque, coinvolge in primis società posizionate lungo il tragitto della transizione digitale e di quella verde. Reply (consulenza e soluzioni software) è la regina dell'indice Star (capitalizza oltre 5 miliardi) ed è stata già molto gettonata. «Quota a premio - conferma Claudio De Ranieri, responsabile investimenti long only diAlbemarle Am -; preferiamo Esprinet, leader nella logistica della tecnologia, che ha clienti del calibro di Amazon, Apple o Samsung. Oppure in tema di rivoluzione verde Reno de Medici, prima in Italia e seconda in Europa nella produzione di cartoncino riciclato. O ancora Piovan, leader nella produzione di macchinari ausiliari per il riciclo della plastica, che mostra buoni risultati dopo uno sbarco avventato in Borsa nel 2018. Infine Salcef, specializzata nel rinnovamento della rete ferroviaria». Secondo Emilio Franco, a.d. di Mediobanca SGR, il Pnrr ha anche l'importante ambizione di integrare alcune filiere per cui dipendiamo dall'estero e di costruirne di nuove, come per esempio, quella della produzione dell'idrogeno. «Tutti gli attivi finanziari italiani sono destinati a migliorare - afferma Franco -, anche grazie alla diminuzione del rischio paese. La semplificazione della Pa e la riforma della giustizia sono un cambiamento epocale. Nel Piano si mappano parecchie decine di procedure amministrative, chiave per standardizzare processi, eliminare le lungaggini e fare spazio alla competenza. Ciò insieme agli investimenti pubblici darà enormi benefici ai bilanci delle società quotate e attrarrà maggiori flussi di investimento sul Paese e sul mercato azionario italiano». Piazza Affari è salita di oltre il 16% da gennaio e registra un rinnovato interesse degli investitori. Eppure, gli analisti sono d'accordo nel ritenere che in linea generale non incorpori ancora le riforme del Pnrr, se non per quanto riguarda un parziale beneficio per la ripresa economica. «Il mercato italiano ha ancora valutazioni attraenti - spiega Francesco De Astis, responsabile azionario italiano di Eurizon - ed è ben lungi dall'incorporare i futuri miglioramenti economici e dei profitti aziendali. La performance da inizio anno è in linea con quella dei principali mercati. Vale 14 volte gli utili dei prossimi 12 mesi. Il flusso di risorse in arrivo sarà ingente e darà un notevole impulso agli utili. Un particolare rilievo ce l'avrà la riforma della giustizia che accorcerà i tempi dei processi civili e delle procedure amministrative aziendali, attirando così gli investitori esteri. Certo, qualche rischio c'è sempre, tra questi quello politico, della scadenza istituzionale. Dal punto di vista macro, invece, nel caso l'inflazione non sia temporanea meglio privilegiare i settori che riescono a trasferirla sui clienti finali, come quelli del lusso, dell'alimentare e delle materie prime». Con le stime di crescita dei profitti dei vari settori azionari del Ftse Mib si evidenzia lo spartiacque causato dalla pandemia. Per il 2021 il recupero delle società dei beni di consumo rispetto al 2020 sarà notevole (+101% l'aumento degli utili per azione), anche grazie al sostegno delle vendite online e alla diversificazione del settore. Viceversa, le aziende che operano nell'energia saranno ancora sotto di un bel po' rispetto ai profitti dello scorso anno (-313%), almeno secondo le previsioni attuali. Nel 2022, però, l'energy registrerà il balzo maggiore (+40%).
Articolo di Marzia Redaelli, Sole 24 Ore Plus 24, 12 giugno 2021